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L'ESPRESSO
6 aprile 2007
Chi controlla i controllori
Anche nelle Authority di garanzia si moltiplicano i casi di conflitto di interessi

Tanto è diffuso il conflitto d'interessi, da toccare anche le Authority: ovvero le strutture pubbliche che dovrebbero assicurare correttezza e trasparenza. È dei primi di marzo, ad esempio, la nomina all'Antitrust (da parte dei presidenti di Camera e Senato) di Carla Rabitti Bedogni e Piero Barucci: la prima avvocato e docente universitario, il secondo ex presidente del Monte dei Paschi di Siena. Scelte pregiate, non c'è che dire, ma con due inopportunità. Bedogni, prima di arrivare all'Antitrust, era membro della Consob (l'organo di sorveglianza delle banche), il che stride con un disegno di legge appena approvato dal governo (secondo il quale per passare da un'Authority all'altra deve passare un anno). Quanto a Barucci, è stato al vertice dell'Abi, l'Associazione bancaria italiana più volte nel mirino dell'Antitrust.

D'altronde, quando si parla di Authority, le polemiche non mancano mai. Anche, anzi: soprattutto, quando i protagonisti hanno cognomi illustri. Recente, per dire, è il caso di Giovanni e Giulio Napolitano, figli del presidente della Repubblica: entrambi brillanti professionisti, entrambi attratti dagli stessi temi. Giovanni lavora alla Direzione conflitto di interessi dell'Antitrust, mentre Giulio ha partecipato alla stesura del decreto legge proprio sul riordino delle Authority. Una combinazione un po' stonata, visto anche il ruolo del genitore. Ma per certi versi la replica di quanto accade in un'altra Authority: quella delle comunicazioni, dove i conflitti sono comunque merce diffusa. Giancarlo Innocenzi, ad esempio, ex sottosegretario alle Comunicazioni e oggi commissario dell'Autorità vigilante, ha il figlio Gianclaudio che con la casa di produzione Horizon produce fiction per la Rai (vedi 'Bartali'). Mentre un altro commissario, Sebastiano Sortino, ha il figlio Francesco che è fondatore e amministratore della Medialia srl, "costituita subito dopo le nomine dei componenti dell'Autorità per le garanzie". Un conflitto al centro di un'interpellanza parlamentare, alla quale il sottosegretario alle Comunicazioni Luigi Vimercati ha così replicato: "Non figura un'ipotesi di contrasto con la norma richiamata (481 del '95, ndr) il fatto che uno dei figli del dottor Sebastiano Sortino, nel quadro della sua autonoma attività professionale, sia amministratore di un'azienda che ha stipulato un contratto con la Rai per la diffusione e la valorizzazione di contenuti digitali".

E allora, viene da chiedersi, che cos'è in conflitto? Cosa non è consentito in questo Bengodi del doppio interesse? Se lo è domandato, tra gli altri, Franco Marini (sia pure dopo aver nominato Bedogni e Barucci), il quale ha avallato un'indagine conoscitiva sull'impiego al governo di consiglieri di Stato e magistrati del Tar. Un'iniziativa voluta dalla commissione Affari costituzionali del Senato, a cui non mancheranno gli spunti. Il consigliere di Stato Carlo Deodato, ad esempio, è capo dell'ufficio legislativo al ministero degli Affari regionali (84 mila 747 euro lordi annui). Il consigliere di Stato Italo Volpe è vicecapo di gabinetto al ministero delle Infrastrutture (con quale compenso, non è indicato). Il referendario di Tar Carlo Polidori è vicecapo dell'Ufficio legislativo al ministero per le Politiche giovanili (44 mila 661,17 euro lordi annui). Mentre il presidente del Tar del Lazio, Pasquale de Lise, è anche componente del comitato etico dell'Authority per le comunicazioni (17 mila 500 euro lordi annui), nonché fino al 28 febbraio scorso presidente della 'commissione per lo studio delle questioni connesse alla riforma del complessivo sistema delle autorità indipendenti'. Trovando, nei ritagli di tempo, anche la forza di presiedere il collegio di un arbitrato da "88 milioni di euro circa" per la risoluzione della vertenza tra Anas e l'impresa Asfalti Sintex. Tutti esempi ufficiali, sia chiaro. Riportati nell'elenco dei doppi, tripli e quadrupli incarichi redatto dal Segretariato generale della giustizia amministrativa.


INES TABUSSO